«E' falso che la legalità fa chiudere le imprese»

sottosegretario Berretta - MisterbiancoModificare al più presto la legge che regola i beni confiscati alla mafia per renderla più efficace e dotare dei mezzi necessari, di personale e risorse l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati.

Il tema ieri sera è stato affrontato nel corso di un incontro organizzato dalla sezione del Pd di Misterbianco nei locali dello stabilimento di Monaco, al quale hanno preso parte il sottosegretario di Stato alla Giustizia Giuseppe Berretta, il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell'Agenzia nazionale che si occupa dei beni confiscati, Maria Luisa Barrera portavoce dell'associazione Libera, il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo, il segretario confederale della Cgil Pina Palella e Natale Falà segretario locale del Pd.

«E' inaccettabile - ha esordito il sottosegretario Berretta - che si possa lasciare a qualcuno la possibilità di pensare che con la mafia si lavora mentre con la legalità le imprese chiudono. La presidenza del Consiglio ha presentato nei giorni scorsi uno studio che prevede numerose proposte, destinate a diventare provvedimenti nelle prossime settimane, che introdurranno misure volte ad aggredire i patrimoni della criminalità, incidendo sulle disponibilità economiche delle mafie, ma anche per una più efficace gestione e destinazione dei beni sottratti alle organizzazioni mafiose».

Le dolenti note della gestione sono venute fuori dall'intervento del prefetto Caruso che ha evidenziato le criticità della gestione dell'80% di questi beni.

«Molti - ha dichiarato il prefetto Caruso - sono abusivi oppure sono gravati di ipoteche e tutto questo spesso non li rende appetibili ai Comuni o alle associazioni di categoria alle quali possono essere destinati».

Il prefetto Caruso ha inoltre evidenziato che occorre una vera volontà politica per rendere agevole il lavoro dell'agenzia che ha in dotazione solamente 30 dipendenti e che solo ultimamente, in virtù di una norma varata a dicembre dal Governo Letta potrà contare in futuro su un centinaio di dipendenti che provengono da altri enti.

«L'Agenzia ha bisogno di maggiori risorse e strumenti - ha continuato Caruso - oltre a procedure più rapide perché altrimenti si rischia di fare il gioco dei mafiosi. La lotta alla mafia è dimostrato, non si fa solo con gli arresti, ma anche togliendo a loro i beni che devono essere reinseriti nella società, poiché tutto ciò per la loro mentalità, risulta una sconfitta».

Su 5515 beni confiscati di cui il 47 per cento in Sicilia, solo 2057 sono stati destinati e assegnati e in molti casi si è assistito al fenomeno in cui aziende floridissime prima, si trovano una volta passate all'amministrazione giudiziaria, costrette a chiudere o in fallimento dove il colpo più pesante è per i dipendenti che vengono licenziati, lasciando le famiglie nella disperazione.

«Non si può morire di regolamenti - ha detto il sindaco Di Guardo - occorre che lo Stato intervenga e noi come Comune faremo la nostra parte. La lotta alla mafia è un impegno civile e per questo motivo bisogna essere rapidi nelle decisioni e noi saremo pronti a fare la nostra parte».

Sul funzionamento della legge sulla confisca il prefetto Caruso ha aggiunto che le «aziende lavanderia andrebbero liquidate attivando i meccanismi di salvaguardia per i lavoratori, mentre le aziende che funzionano vanno comunque sostenute dallo Stato perché senza il vantaggio competitivo offerto dalla mafia non possono andare avanti».

E poi una stoccata finale «alcune confische sono servite solo ad arricchire gli amministratori». Proposte sono arrivate da Libera e dalla Cgil, ma anche dal moderatore dell'incontro e dirigente del Pd Massimo La Piana: «Desideriamo spingere l'approvazione della legge di iniziativa popolare e ci attendiamo proposte concrete dopo le prime iniziative annunciate dall'on. Berretta».

Nel corso del convegno una protesta silenziosa di alcuni dipendenti di una ditta in amministrazione giudiziaria, la La. Ra. Srl che opera nel settore metalmeccanico a Motta S. Anastasia e che da 16 anni viene gestita da un commissario. «Aspettiamo risposte dallo Stato», la scritta che campeggiava sul loro striscione.

Carmelo Santonocito
La Sicilia
02/02/2014

Diverse le proposte di modifica per migliorare la normativa sui beni confiscati alla mafia. Il prefetto Caruso nel corso dell’incontro ne ha indicato alcune tra le quali quella di un Fondo unico Giustizia, quale fonte alla quale attingere per creare fiscalità di vantaggio e fondi di rotazione per le aziende per fronteggiare il passaggio tra una attività gestita con metodi non legali e un’attività che deve svolgersi nel rispetto delle leggi. La necessità di norme più efficaci è stata sottolineata anche dal sottosegretario Berretta: «Una gestione dei beni e dei patrimoni confiscati efficiente è un punto fondamentale per valorizzare i beni confiscati alla mafia e per trasformarli – ha detto Berretta - in risorse per la riaffermazione della legalità e per il rilancio economico di territori segnati dalla presenza criminale». In attesa delle modifiche alla legge, Berretta ha comunicato che «sono previsti un incremento della pianta organica dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati con soggetti dotati di specifiche professionalità di tipo tecnico e legale, il rafforzamento delle competenze dell’Agenzia, con la previsione che la stessa, da un lato svolga un monitoraggio continuo e sistematico sul riutilizzo dei beni confiscati, verificandone la coerenza con il relativo provvedimento di assegnazione, e dall’altro – ha concluso Berretta - possa assegnare direttamente alle associazioni e organizzazioni contemplate dal Codice antimafia i beni immobili di cui risulti evidente la destinazione sociale». Inoltre il Governo ha incaricato dei professionisti e docenti universitari a dare risposte per risolvere le lacune evidenziate in questi anni.

Carmelo Santonocito
La Sicilia
02/02/2014

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