Basta violenza alle donne. Appunti per una difficile comprensione

FemminicidioSono 101 le donne uccise dall’inizio del 2021, quasi una ogni tre giorni. Bisogna dire basta! Ma bisogna anche e soprattutto capire la natura e le cause di così tanta violenza di genere. La violenza contro le donne, più di qualsiasi altro crimine, secondo me, ha un’implicazione esecrabile, un surplus riprovevole; non è un atto di sola violenza fisica, ma assume una connotazione di natura intima, personale, psicologica, oltre che sociale e culturale, di particolare rilevanza che merita una specifica attenzione e trattazione.

E credo che bisogna partire, come sempre, dal contesto generale, dalla complessa realtà d’oggi, per cercare di comprendere e decifrare la natura di tale violenza, e risalire alle cause, se vogliamo sconfiggerla per sempre. Viviamo in una società dove sono caduti tutti i valori sociali, dove non ci sono riferimenti ideali; assistiamo al continuo disfacimento dei capisaldi morali ed etici, dove tutti hanno sfiducia su tutto (sulla famiglia, le istituzioni, la scienza, la politica, la scuola, il lavoro). Viviamo in una società dei consumi, liquida, dove tutto è provvisorio, incerto; siamo alla continua ricerca edonistica del piacere, più che della vera felicità.
Siamo in una società “mordi e fuggi”.

Ecco allora che anche l’amore diventa una merce, un normale “bene di consumo”, deperibile, biodegradabile, facile da consumare, a portata di mano, da prendere e buttare, da collezionare (nella migliore delle ipotesi), o da buttare nell’indifferenziata della nostra vita.
Ecco allora che scattano, nelle coppie, dei “meccanismi” perversi, ingestibili, incontrollabili: al primo screzio, alla prima incomprensione, alla minima difficoltà, ci si chiude in se stessi, ci si rifugia nell’assoluto io, come un meccanismo di autodifesa (nel bene e nel male).

Ecco che scatta l’egoismo, l’ego, il senso del possesso, del dominio, dell’appartenenza, e poi dopo scatta la violenza, prima psicologia, poi verbale e infine fisica. Che può arrivare anche all’estrema conseguenza della morte. Ad uccidere.
Ma il vero amore, come la vita, non è un “gratta e vinci”, non è una roulette russa, non è un baratto. Non è un “grande fratello”. L’amore è meritocrazia: bisogna meritarlo. L’amore è responsabilità, serietà, maturità, fatica, scelta, discernimento, intelligenza, passione e ragione, dubbio e lealtà, sincerità, umiltà.

La violenza alle donne è abominevole per la civiltà, offende la dignità dell’essere umano, e va combattuta senza se e senza ma. E non può più essere tollerata. E non soltanto in quanto vile ed esecrabile atto di violenza, che va condannato sempre e comunque, specialmente perché commesso contro le donne, il femminicidio va condannato per la gravità e l’efferatezza dell’atto, del delitto commesso, diventato oramai una vera e propria piaga sociale. In primo luogo perché il femminicidio è una violenza che avviene nell’ambito familiare, casalingo, che “tocca”, quindi, la sfera più privata e personale della persona, dove la donna si sente più amata e protetta, dove la donna si crede più difesa e custodita. Ed è per tale motivo che la vittima, sicuramente, si sente ancora di più ferita, tradita, violata. L’amore coniugale da “luogo-nido”, sacro e inviolabile, da protezione, sostegno, difesa, si trasforma in abuso, sopraffazione, prepotenza e aggressione. Un “amore malato” che dà violenza, che crea morte. Questa è la più grande ingiustizia perpetrata su una persona, la più grande contraddizione. Il feminicidio, quindi, non è solamente violenza fisica, ma, attraverso il corpo femminile, viene aggredito e violato il desiderio di libertà, il bisogno di vivere pienamente la propria vita, il proprio corpo, la propria sessualità, la necessità di esprimere le proprie idee, desideri, sogni. Di più. Si distrugge il corpo femminile perché incarna i sentimenti, le emozioni, l’istinto di amare. Per questo motivo, il femminicidio è un atto ancora più riprovevole e odioso, più spregevole e insopportabile.

Inoltre, c’è anche una componente culturale atavica, maschilista, da non sottovalutare e che gioca un ruolo importante. Bisogna definitivamente superare il senso del possesso, del predominio sulla donna: l’amore non possiede, ma dona in maniera smisurata; l’amore non prende, ma offre comprensione, accettazione, maturazione, libertà.
In conclusione, in amore, come nella vita, occorre sempre una “buona dose” di buon senso, di educazione, di intelligenza. E di dignità. Per salvare la donna, e soprattutto l’uomo. L’uomo, questo sconosciuto...

Angelo Battiato

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