Il Segretario di Rifondazione Comunista di Misterbianco analizza il "prima" e il "dopo" delle elezioni che hanno sancito la vittoria del Centrodestra in paese. Senza peli sulla lingua.
La vicenda che vede coinvolti i rappresentanti di alcune liste collegate alla coalizione di centrodestra è sicuramente inquietante ed è giusto ristabilire al più presto la verità dei fatti. Per quel che ci riguarda non siamo dei Montalbano con la soluzione a portata di mano, ma non siamo nemmeno tanto sciocchi da non capire che alcune irregolarità, anche gravi, sono state commesse. In attesa che la magistratura faccia il proprio corso, sotto i nostri occhi resta il dato politico del dopo 27 maggio. Alle ultime elezioni i misterbianchesi hanno dato fiducia al centrodestra bocciando l’accoppiata Di Guardo-Santagati. Come nei processi all’americana: “questi sono i fatti e non sono in discussione”. Si può e si deve invece discutere su com’è andata prima e su cosa bisogna fare dopo. Per molti le ultime elezioni amministrative sono state un referendum pro o contro Di Guardo. In qualche modo è stato lo stesso gran maestro della semplificazione a volere una competizione in cui la politica è finita in soffitta per far posto ai personalismi. La tesi era più o meno questa: “senza di me questo comune torna indietro. Continuate a scegliere me anche se per interposta persona, visto che le leggi sono fatte per essere aggirate”. Di Guardo non ha voluto faticare per allargare la coalizione, ha deriso forze e uomini del centrosinistra andando alle urne da solo. Solo contro tutti, convinto di stravincere e di acquisire di conseguenza una forza semidivina. Ma non è andata cosi: Di Guardo ha sbagliato a fare i conti ed ha perduto. Quanto al centrodestra ha fatto quel che fa ovunque: ha sferrato un attacco alla diligenza mettendo in campo le segreterie e le clientele dei suoi capibastone. In più ha saputo sfruttare il malcontento in vari strati del centrosinistra puntando su un candidato la cui storia personale è tutta interna al mondo del cattolicesimo di sinistra. Il compito di Rifondazione è stato difficile. Abbiamo dovuto fare una campagna elettorale contro due proposte sostanzialmente di destra: un sindaco uscente figlio di un culto della personalità da far impallidire Berlusconi ed un nuovo sindaco con una storia personale tutta costruita nel centrosinistra che nella foga antiguardiana si è consegnata mani e piedi alle segreterie dei Lombardo e Firrarello. Il 27 maggio non abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo di una rappresentanza in consiglio ma non per questo abdichiamo al nostro impegno politico. Siamo in campo ed avvertiamo il peso di chi sa che per dire la verità oggi bisogna faticare due volte. Innanzitutto dobbiamo fare i conti con un centrodestra che intende riproporre anche a Misterbianco la “formula Scapagnini”: un sindaco fortemente pressato dai maggiorenti di partito. Ma allo stesso tempo abbiamo il dovere di ricucire i rapporti a sinistra partendo dai bisogni dei cittadini. In questo contesto Rifondazione farà la propria parte. C’è bisogno di un progetto credibile: mettendo definitivamente a tacere gli eccessi di protagonismo degli uomini della provvidenza, vanno recuperati rapporti logorati da mille incomprensioni e valorizzate le differenze trasformandole in risorse. E’ auspicabile la nascita di organizzazioni di centrosinistra fortemente rappresentate su tutto il territorio nazionale. Il confronto inoltre va spostato sui contenuti. Occorre partire da chi non ha il lavoro, da chi soffre perché sottopagato o umiliato da vecchie e nuove forme di precariato. Individuiamo proprio nel lavoro dignitoso e nella salvaguardia in genere dei soggetti più svantaggiati l’idea rivoluzionaria per tutte le generazioni. Occorre una sana politica di sviluppo eco-compatibile che passa attraverso il rispetto del territorio che non può essere considerato solo occasione di profitto. Sul piano dei rapporti bisogna abbandonare il malcostume dell’insulto gratuito degli avversari politici. Ci vuole rispetto e non odiosa insofferenza verso chi ha il solo torto di pensarla in modo diverso dal nostro. Non è più tollerabile inoltre che a sinistra si continui a considerare l’interlocutore con cui si hanno più affinità il primo nemico da combattere. Una nuova stagione politica va pensata e portata avanti con ritrovato entusiasmo e col concorso di tutti e di tutte.
Paolo Conti
Commenti
Re: Per dire la verità bisogna faticare il doppio. L'analisi di
bravo paolo conti. peccato per il tuo disimpegno da consigliere comunale
Re: Per dire la verità bisogna faticare il doppio. L'analisi di
Se Paolo Conti si ritira da consigliere, molti, voglio vedere come faranno. Lui è una delle persone che si è impegnata di più. Paolo Conti 6 anni fa, era alle elezioni per essere sindaco e non ha fatto come Di Guardo che andava nel centro ansiani a raccontare frottole per prendere voti.
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