I danzatori-pupi di "Metamorphes" al Cortile Platamone

La coppia formata da Marie Zanobie Harlay e dal coreografo catanese Gaetano Battezzato apre con successo "Gesti contemporanei", la rassegna estiva dello Stabile.

L’uno e
l’altra: l’uno è l’altra. La riflessione sui corpi di
“Metamorphoses”, lo spettacolo con il quale lo Stabile ha aperto - purtroppo
per pochi intimi - “Gesti contemporanei”, distilla nell’incanto barocco
del Cortile Platamone una concentrata fluidità narrativa, una stimmung
drammaturgica, intensamente risolta lungo i sette quadri che compongono la piece
in danza ideata da Marina Blandini e da Gaetano Battezzato (che ne ha pure
curato coreografia e regia). Su un altare dimesso, anonimo quadrato
perfettamente circoscritto da una cadenza esatta di luci, in uno spazio dunque
allusivo – pareti, casa, gabbia, mondo - si consumano i movimenti in/stabili
dei due manichini danzatori: lo stesso Battezzato e Marie Zanobie Harlay. In una
sorta di ossimorica meccanica emozionale che evoca il teatro dei pupi, essi si
autoinfliggono - guidati da pochi
oggetti di scena - spostamenti, cadenze, sguardi, divagazioni di corpo e di
senso. La loro danza indaga ogni “relazione pericolosa” in una epifania
perturbante di intrecci, di distanze, di delicate urgenze; ma, allo stesso tempo
sa essere anche impatto, duello, infinita e misteriosa dialettica. Le marionette
dei corpi, agitate e scosse in tremiti e singulti, in scatti e in sinuose
declinazioni corporee moltiplicano infatti il gioco, lo fanno ‘totale’ nello
scambio di ruoli e di situazioni ora con un elaborato stile contrappuntistico
– che è poi quello delle partiture di Thomas Tallis del sottofondo – ora
sfidando l’equilibrio del contatto e la vertigine dei rapporti umani - e le
note della “Pasión según San
Marcos” dell’argentino Goljiov ne
sottolineano tutte le inquietudine – ora
dettando le loro lontananze e
scoprendo tutti i ricongiungimenti - confortati dal canto altissimo di Suor Marie Keyrouz – ora oltrepassando ogni “aspetto”: dalle
dis/armonia del boia e della vittima ai voli, alle ricognizioni
per essere
albero umiliato e madre; spettatrice e vedova, in un climax
espressivo, accentuato dalle musiche di Aarvo Part, di Lamandier e di Lamy, in
cui trova spazio anche l’ironica de/composizione coregrafica di Battezzato. Il
ballerino scultore e la splendida Marie Zènobie Harlay - che ha reso la sua
femminilità con rara potenza espressiva – davvero hanno sconfinato “oltre
la forma” con rarefatta sospensione, nella quale il limite/limine è quello
stesso dell’esistenza. Per il coreografo catanese, cresciuto artisticamente in
Francia dove ha formato nel 1994 a La Touche la compagnia color:windowtext;font-style:normal">Teatri del Vento, si
è trattato di un felicissimo ritorno a casa. Celebrato da una ovazione. Si
replica fino a domenica prossima.

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