I referendum che non voleva Berlusconi

referendum 2011 Dopo le recentissime elezioni amministrative di rilevanza politica nazionale ed ai clamorosi risultati, specie nelle città di Milano e Napoli, è ora di recarci alle urne per una consultazione popolare che il governo Berlusconi voleva furbescamente impedire, togliendo al popolo il potere di decidere su alcune questioni importanti, ma anche per dare una ulteriore risposta al Presidente del Consiglio che di ogni cosa ne fa una questione personale. Il 12 e il 13 giugno siamo chiamati, quindi, con quattro SI, a cancellare delle leggi che hanno ben poco a che vedere con la tutela dell'ambiente, con l'avere a portata di mano un bene essenziale per uomo, ma, soprattutto, non c'entrano nulla con la giustizia uguale per tutti e con l'essere Presidente del Consiglio e stabilire da sé le date dei processi o, peggio, stabilire se essere processato o no.

Per rendere validi i quesiti occorre che la metà più uno degli elettori si rechi alle urne. Fra questi quattro referendum che toccano argomenti importanti, come il nucleare e la gestione pubblica dell'acqua, c'è quello che riguarda direttamente l'incolumità giudiziaria e la carriera politica di Berlusconi. Col nostro SI abroghiamo la possibilità per Silvio Berlusconi, imputato in svariati processi, di non presentarsi dinnanzi alla Magistratura e di adoperare la sua poltrona come scudo per rinviare a proprio piacimento le convocazioni in Tribunale. La domanda è assai grossolana, lo riconosco, ma mi chiedo se in Italia la Giustizia è davvero uguale per tutti. Perché nei confronti del Berlusconi, capo di governo, non lo è?

Vorrei tentare di sfatare la leggenda metropolitana che chi va a manifestare contro il precariato o chi, tramite l'ausilio della rete, va in Piazza in difesa della donna, non significa, necessariamente, contestare la persona di Silvio Berlusconi. Il meccanismo, diventato ormai insostenibile, che bisogna abbattere è il berlusconismo, bisogna affossare la mentalità che tutto è possibile al potente di turno, solo per salvaguardare i propri interessi. Mi rivolgo, quindi, agli indecisi, a chi magari “ha appeso il lapis al chiodo”. Il voto è un diritto – dovere di ogni cittadino che fa parte di uno Stato democratico e quindi non ci si dovrebbe esimere mai da un atto così solenne.

Ma stavolta con quattro SI, facciamo molto di più, sottoscriviamo una polizza assicurativa per noi stessi, oltre a non permettere più che Silvio Berlusconi, o chi dopo di lui ricoprirà la carica di Presidente del Consiglio, abbia dalla sua parte la possibilità di fare rallentare i processi perché impedito dal ruolo istituzionale. Occorre dunque prestare la massima attenzione perché andare a votare esprimendo quattro SI, in questa tornata referendaria, significa investire in modo ottimale sul nostro futuro, cancellando il privilegio per Silvio Berlusconi e i suoi Ministri di allungare i tempi processuali, approfittando dell'alibi degli impegni istituzionali, al solo scopo di non fare più celebrare i processi e sfuggendo così alla Giustizia. Ci si difende solo davanti ai Giudici.

Arcangelo Gabriele Signorello

tags: