Il Festino: Atteso ritorno di Emma Dante

StabileAtteso ritorno di Emma Dante, da diverse stagioni immancabile ospite del Teatro Stabile di Catania, che ha via via accolto le originali produzioni dell’artista palermitana, nome di punta della drammaturgia d’innovazione. Una firma, la sua, che s’inserisce ora nell’autorevole carrellata di Te.St., la nuova rassegna che il direttore Giuseppe Dipasquale ha voluto dedicare al teatro di ricerca. L’appuntamento è con l’atto unico Il festino, programmato dallo Stabile dal 13 al 18 gennaio al Centro Zo, in collaborazione con la rassegna “Altre Scene”.

Foto di scena (di Carmine Maringola):
-Gaetano Bruno1;
-Gaetano Bruno2;
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Gaetano Bruno3;
-Gaetano Bruno4

Scritto e diretto da Emma Dante, lo spettacolo si avvale delle scene e del disegno luci di Antonio Zappalà, che rendono ancor più suggestiva la produzione realizzata dalla Compagnia Sud Costa Occidentale in collaborazione con il Nuovo Teatro Nuovo ed il Festival delle Colline Torinesi. Emma Dante, nel suo teatro, mette in gioco tutta se stessa. La sua è la determinazione di una delle personalità più interessanti della scena europea, capace di spiazzare e incantare con un teatro che non conosce mezze misure e s’insinua nell'anima, un teatro che si nutre di memorie, di vissuti, di corpi feriti dalle storie che raccontano.

L’autrice-regista sperimenta e osa: scruta le anomalie del mondo e le rivisita in poesia. Scava nei chiaroscuri dell’individuo, liberandone miserie, grandezze, paure e tormenti. Con Il festino la Dante firma il suo primo ‘soliloquio’ e torna a quel teatro indagatore di ossessioni e di diversità scomode dell’esistenza che l’ha posta tra gli autori più acclamati dell’ultimo decennio.

La pièce è incentrata su due fratelli gemelli e intercambiabili, Paride e Jacopo, in qualche modo l’uno il doppio dell’altro, salvo il fatto che il primo è padrone del suo corpo mentre il secondo non può camminare. Emma Dante scardina un pezzo di menzogna borghese avvalendosi dell’eccezionale interpretazione di Gaetano Bruno, da sempre a lei vicino e partecipe dei suoi memorabili spettacoli. L’attore interpreta infatti Paride, ragazzo-adulto che attraverso i suoi ricordi ricrea un mondo immaginario, nel quale ha riversato la sua solitudine. E racconta: “Mio padre mi sfotteva, diceva che io ero tutto aggrippato ‘ntesta e mio fratello nelle gambe. Io gli volevo bene a mio fratello e ho passato la vita a cercare di convincerlo ad alzarsi”.

La famiglia, non presente fisicamente, entra paradossalmente sulla scena dalla porta secondaria, e si fa tema principale del monologo. La Dante esplora i temi della sofferenza quotidiana, della diversità dell’handicap (sia mentale che fisico), inseriti appunto all’interno di un contesto familiare tipico del Meridione. Una realtà che l’artista conosce assai bene. Emma Dante nasce infatti nel 1967 a Palermo. Nel 1999, dopo aver provato i primi spettacoli in un centro sociale autogestito, fonda la compagnia Sud Costa Occidentale con Gaetano Bruno, Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco. Si afferma nel panorama italiano con il capolavoro mPalermu che vince nel 2002 il premio Ubu come miglior novità drammaturgica.

Nel 2003 il premio le viene riconfermato per Carnezzeria prodotto dal Centro di Ricerca per il Teatro di Milano. La trilogia palermitana si conclude con Vita mia che debutta nel grande salone di Villa Medici a Roma per il Romaeuropa Festival 2004. Grande successo riscuotono anche La scimia (dal racconto Le due zitelle di Tommaso Landolfi), ancora prodotto dal CRT, e Mishelle di Sant’Oliva. L’impegno produttivo del CRT anche in Cani di bancata rende definitivo il riconoscimento internazionale del sua originalissima vena creativa.

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