Il filosofo Umberto  Galimberti sonda il mito di Edipo

StabileIl filosofo Umberto Galimberti sarà nel capoluogo etneo per due eventi. Giovedì 21 maggio, alle ore 11, nell'Auditorium De Carlo del Monastero dei Benedettini, lo studioso parteciperà all'incontro di "Doppia scena", curato dal Teatro Stabile e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università. L'approfondimento sarà incentrato sul mito e il personaggio di Edipo. L'analisi prenderà le mosse dalla pièce che il regista e drammaturgo Lluis Pasqual ha tratto dalle due tragedie di Sofocle (Edipo re e Edipo a Colono). Lo spettacolo, intitolato semplicemente Edipo, è in scena fino al 29 maggio al Cortile Platamone per la stagione estiva dello Stabile. Al dibattito di "Doppia scena" parteciperanno anche il direttore dello Stabile Giuseppe Dipasquale, il protagonista dell'allestimento Massimo Popolizio e il docente di Pedagogia Ezio Donato, che riveste altresì l'incarico di direttore della Scuola d'Arte drammatica "Umberto Spadaro".

Il giorno successivo, 22 maggio, alle Ciminiere (ore 10,30), Galimberti terrà la conferenza (dal titolo "Il mito della tecnica") che inaugurerà Il Miti Fest, organizzato da Facolta di Lettere, Provincia regionale, Etnafest 2009, in collaborazione con Teatro Stabile.

Nato a Monza nel 1942, Umberto Galimberti, già docente di Antropologia Culturale, è professore ordinario all’università Ca’ Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia della Storia. Tra le sue pubblicazoni più importanti ricordiamo Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente (1975), Psichiatria e Fenomenologia (1979), Il corpo (1983), La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo (1984), Gli equivoci dell’anima (1987) e Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica (1999).

Allievo di Jaspers, autore di fondamentali saggi su Heidegger, Galimberti pone al centro del proprio discorso filosofico il rapporto tra l'uomo e la tecnica, quest'ultima intesa come tratto comune e caratteristico dell’Occidente. Scrive Simone Tunesi: "Per Galimberti la tecnica è il luogo della razionalità assoluta, in cui non c’è spazio per le passioni o le pulsioni, è quindi il luogo specifico in cui la funzionalità e l’organizzazione guidano l’azione. Noi continuiamo a pensare la tecnica come uno strumento a nostra disposizione, mentre la tecnica è diventata l’ambiente che ci circonda e ci costituisce secondo quelle regole di razionalità (burocrazia, efficienza, organizzazione) che non esitano a subordinare le esigenze proprie dell’uomo alle esigenze specifiche dell’apparato tecnico. Tuttavia ancora non ci rendiamo conto che il rapporto uomo-tecnica si sia capovolto, e per questo ci comportiamo ancora come l’uomo pre-tecnologico che agiva in vista di scopi iscritti in un orizzonte di senso, con un bagaglio di idee e un corredo di sentimenti in cui si riconosceva. Ma la tecnica non tende a uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela verità: la tecnica funziona e basta".

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