Il nomade digitale. La personale di Natale Platania al Centro Voltaire

Un infaticabile artista e le sue alterazioni digito-virtuali. Nel nome dello sconfinamento, del pathos postcontemporaneo e di una tecnica altissima.

Dal fitto gorgo
del postmoderno il Centro Culturale Voltaire estrae il gioco creativo di Natale
Platania. Il quarantenne artista catanese, tre lustri di frenetica attività di
restauratore alle spalle e un paio sulla cattedra di Scultura dell’Accademia
di Belle Arti, apre con i suoi “Emoticon” (stasera alle 18.30) il secondo
appuntamento espositivo dell’anno lungo gli eleganti saloni di via Bicocca
8.
Tra digitale e video, estrapolazioni virtuali e modernariato iconico, con le Emoticon - tracce espressive realizzate con la mescolanza di segni grafici -
Platania vaga tra linguaggi diversissimi, in-seguendo una erranza
artistica che lo ha condotto nomade lungo multiformi e complessi canali
espressivi - da Pomodoro a Duchamp tanto per chiarire e confondere - tutti però
fedelmente legati alla certosina pratica della tecnica, anzi, a quella
“sperimentazione tecnica” - come precisa lo stesso Platania - che si oppone
alla mera “trovata” tecnologica. Il suo virtuale è perciò da intendersi
come canovaccio, traccia disincantata da cui lasciarsi coinvolgere e da cui
partire per stravolgere. Dunque il superamento del postmoderno pare essere il
tratto distintivo della (contingente) produzione di Platania, di quella cioè
che si sostanzia - ha osservato il curatore del catalogo, il critico Giuseppe
Frazzetto - come “pathos postcontemporaneo”. Un virtuale quotidiano e
prosaico ludicamente manipolato, “dal quale - sottolinea ancora Frazzetto -
Natale Platania “copia ed incolla” afferra immagini svolazzanti
nell’immaterialità iconica in cui siamo immersi: SMS, smorfiette
pornografiche dal web, pannelli di flipper”. Fino al 23 febbraio.

GiCo

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