prefazione
la fede
l'arte
la storia
Unnici marzu 1669
Commento di Angela M. Aiello
Non vanno sottaciuti l'entusiasmo, la collaborazione e la generosità di coloro che oggi hanno permesso questo momento. A costoro va la nostra gratitudine e il nostro ringraziamento.
Questo modo di segnare i grandi spazi del mondo agricolo, denota l'esigenza di sentire la forza della fede nella fatica di quel duro lavoro per trarre dalla terra il pane quotidiano.
Il contadino lavora sempre a testa alta guardando il cielo da dove si aspetta il conforto della pioggia e il calore del sole che, a tempo giusto, permetta alla terra di produrre quel raccolto che appaghi dalla lunga fatica.
Lavorare guardando il cielo porta alla scoperta del proprio limite dinnanzi ad un mondo che ci sovrasta; da qui nasce il bisogno di affidarsi a Colui che ha fatto i cieli e la terra, che dà cibo agli uccelli e riveste di splendori i fiori del campo, che non abbandona mai i suoi figli che confidano in lui.
Perchè il bisogno di Dio e la protezione della Vergine Maria e dei santi possono essere sostenuti e visualizzati, le campagne si arricchiscono di icòne e di chiesette rurali per esprimere e celebrare la Fede. Attorno a questi luoghi si manifesta la propria fede nella celebrazione di feste che servono a riunire in comunità, nella ricerca di un riposo del lavoro per rinnovarsi nello spirito. Anche questa zona legata alla Madonna della Raccomandata entra in questo percorso di santificare il duro lavoro dei campi con la preghiera e la protezione di Dio per mezzo della intercessione della Vergine Maria.
Il ricordo di questo luogo e la devozione alla Madonna portò i misterbianchesi, sfollati per l'incalzare della lava del 1669 che tutto distruggeva, a raccomandare a Lei il futuro dei loro figli e di tutta la comunità. L'Icòna vuole testimoniare questo passato così importante per noi e nello stesso tempo ci invita a liberarci dall'affanno di una vita occupata dalle cose, per imparare ad alzare il volto verso il cielo dove c'è Chi ci ama da sempre e vuole il nostro vero bene.
Chiesa Madre “S. Maria delle Grazie”
Misterbianco
Come per espiare una colpa o prevenire un altro disastro, l'opera è stata realizzata su una lastra di pietra lavica sulla quale il colore è diventato preghiera e invocazione. Sulla calda superficie vomitata dalle viscere della terra c'è spazio per una racconto di volti e di visi sereni che rievocano memorie incancellabili e ricordi che non si vogliono ricordare; ma, su tutto e su tutti, c'è Lei, la Madonna della Raccomandata con quella chiesetta da fiaba popolare e c'è la colomba d'oro della speranza, speranza di una vita migliore all'ombra del vulcano.
resti all’oscuro e viva alla giornata.
J. W. Goethe
Nell’antico territorio misterbianchese, già dal 1400, esisteva fuori dalla mura del paese la Cappella rurale di Santa Maria della Raccomandata, da cui ha preso il nome la Contrada. Oggi non ne rimane traccia, ma vi sono documenti che dimostrano che la Chiesa ebbe il suo periodo fiorente nel secolo XVII, e che già sul finire del secolo XVIII era chiusa al culto. Inoltre, la sua esistenza è documentata da una lettera del 1787 del Vescovo di Catania al Vicario di Misterbianco, nella quale viene citato il trasferimento di un beneficio fondato dal Notaio Geraldo Caropipi dalla Chiesa di Santa Maria del Filosofo alla Chiesa di Santa Maria della Raccomandata, sita, appunto, nel territorio di Misterbianco. Si racconta che, vedendo distrutta la loro patria da un fuoco che non cessava di devastare i loro terreni, i Misterbianchesi in fuga, il cui unico conforto erano la fede e la preghiera, sostarono per riposare in Contrada «Aliva m’pittata», proseguendo poi per il Piano della Chiesetta della Raccomandata, dove trovarono rifugio e si accamparono. Fu qui che insieme decisero di ricostruire il nuovo paese. Questa Contrada fu luogo accogliente e sicuro per i Misterbianchesi anche grazie alla presenza della chiesa, che poteva essere anche un luogo di sepoltura di cui i concittadini avevano bisogno per seppellire i loro cari. Si tramanda che questa piccola chiesa, fatta erigere da Beatrice Anzalone, prese il nome di Raccomandata sin dalle sue origini, nome assegnatole dai Misterbianchesi che “raccomandavano” a Maria i loro averi e le loro speranze, e che i nostri avi vi celebravano l’otto settembre di ogni anno la festività della nascita della Madre di Dio. Tra i massi che circondavano il «Chiano» della Raccomandata, formatisi da colate laviche molto antecedenti e che rievocano tutt’oggi l’asprezza delle falde dell’Etna, ve ne era uno di basalto, abbastanza singolare, che lasciava intravedere tre orme, simili a impronte impresse da tre piedi o sandali diversi: di un uomo, di una donna e di un bambino. La fantasia popolare ha mitizzato questo particolare, probabilmente perché suggestionata dalla vicinanza dei sacri ruderi, attribuendo quelle orme a San Giuseppe, alla Madonna e a Gesù Bambino, di passaggio nei luoghi della Raccomandata, fermatisi sul quel masso, stanchi dopo tanto peregrinare in seguito alla fuga in Egitto.
La Chiesa della Raccomandata non venne demolita, bensì abbandonata a se stessa, così che anche le restanti rovine e i corpi dei defunti in esse sepolti, esistenti ancora fino al periodo del secondo conflitto mondiale, furono distrutti e cancellati per sempre dalle intemperie del tempo e dall’incuria dell’uomo. Oggi non rimane che il ricordo di quel luogo, simbolo sacro di rinascita, riportato alla memoria e in vita grazie all’opera della Fondazione “Monasterium Album” e del Centro Studi “V.Bachelet”, nonchè grazie alla volontà e devozione di due concittadini, l’Avv. Salvatore Saglimbene e Angelo Zuccarello, che con questo gesto mantengono viva quella fede che animò gli antichi Misterbianchesi che, con grande amore verso il proprio paese, posero qui le fondamenta per un nuovo inizio.
(A Maria della Raccomandata)
Quannu 'nta marzu 'a Muntagna scassau,
facennu straggi di zoccu 'ncuntrava,
a Te la genti si raccumannau
ppi cuntrastari 'dda pussenti lava.
Chiesi, palazzi e strati ormai bruciati!
Voschi e campagni cuverti di sciara!
Famigghi 'nta 'sti lochi abbannunati
riddutti a la miseria chiù amara
scappavanu chiancennu scuraggiati,
ccu 'ddu gran focu ca l’assicutava,
e a li toi pedi si sunu firmati
circannu afflitti a cu' li cunfurtava.
E tu, “Maria di la Raccumannata”,
- ca teni 'nvrazzu l’aduratu Figghiu -
comu matri amurusa e affiziunata
li prutiggisti e cci dasti cunsigghiu.
Comu lu marinaru a la timpesta
quannu vidi li luci di lu portu
lu cori angustiatu sbutta 'n festa
scurdannu li mumenti di scunfortu,
'ccussì li nostri Patri, cunfurtati
di 'sta Gran Matri d' 'i mustarianchisi,
di ccà si ni parteru ancuraggiati
ppi fabbricari lu novu paisi.
E fu tali la Fidi, la custanza,
l’amuri ginuinu e l’intillettu,
ca rinisceru - ccu l’arti e mastranza -
a farlu chiù vagghiardu e chiù pirfettu!
Triccentu e rutti anni già passaru
e ancora semu ccà a ringraziari.
Li nostri Antichi Patri ni 'nsignaru:
‹‹Cu ti fa beni, non ti l’ha scurdari!››
22 maggio 2011
L’Autore segue la traccia della Madonna della Raccomandata di Giardini Naxos nei soli simboli salienti della colomba d’oro e del Bambino Gesù con il mondo in mano, per il resto ne fa una rappresentazione assolutamente originale. Rappresentando l’evento eruttivo catastrofico del 1669, inoltre, segna il connubio esistente tra misterbianchesi e giardinesi nel culto della Madonna della Raccomandata: per i primi significò la protezione dal “pericolo della furia del vulcano”, mentre per i secondi esprime ancora la protezione dal “pericolo della furia del mare”.
La Madonna della Raccomandata di A. Zuccarello è raffigurata seduta su un trono con dorature ed ha il volto affine allo stile bizantino; come se l’Autore sapesse, invece lo ignorava, che il volto originario della statua lignea della Madonna della Raccomandata di Giardini, bruciata in un incendio nel 1851 ad eccezione della testa (che ancora si conserva), é appunto orientaleggiante! La nuova statua lignea della Madonna della Raccomandata di Giardini, realizzata in Campania pochi anni dopo, invece, è di stile neoclassico.
Al centro della lastra lavica l’Autore da forme e colori all’apparizione reale della Madonna che siede quieta e rassicurante ed accoglie dolcemente pietosa i profughi prostrati dall’eruzione, donando loro la speranza nella fede. In secondo piano e sullo sfondo l’Autore inscena i temi della catastrofica eruzione etnea del 1669, mentre in primo piano, a simboleggiare i profughi misterbianchesi, ha raccolto un folto numero di facce dai tratti per lo più contemporanei ed altri sconosciuti ma pregni di un tale realismo che sembrano essere veri personaggi del passato, misteriosamente riapparsi attraverso il pennello dell’autore, e forse un tempo giacenti proprio nel piano cimiteriale della Chiesa della Raccomandata.
Lo stupore ingenuo o beato, scettico o perfino penitenziale, dipinto sui volti, tra cui quello dell’Autore in ebete contemplazione, conferisce distinto carattere a ciascun personaggio; la contemporaneità di molti di loro, annulla in sol colpo lo spazio temporale del disastroso evento eruttivo: che fu ma che può ancora essere oggi!
Ogni particolare nel secondo piano della scena è curato ma la poca luce crepuscolare insieme alla distanza, ne impediscono di distinguerne i dettagli. Il racconto della fuga dei misterbianchesi con i carri pieni di masserizie, la chiesa del piano della ‘Raccomandata’ dove questi sostarono e si raccolsero al sicuro della colata, che diramandosi avanzava verso ovest e sud-est, in realtà affollano il secondo piano della lastra pittorica; ma un giuoco di prospettiva, talora naif, e di chiaro-scuri alleggerisce la scena, conferendo a questi elementi narrativi la dimensione propria del sogno e/o della memoria.
L’evento eruttivo alle pendici della montagna appare statico nella geometricità dei segni, come un racconto non vissuto o un evento naturale non conosciuto o che si vuole ignorare quasi ad esorcizzarne la forza distruttiva.
Tra i colori colpisce il rosso, non solo quello dell’evento eruttivo o delle vesti della Madonna, piuttosto é quel rossore diffuso, una vera e propria calura nell’aria che avvampa i volti tutti, irraggia il cielo crepuscolare e le pendici ad occidente, facendo da legante cromatico alla molteplicità pittorica.
Magistrale nella ricchezza e semplicità dei messaggi, pregna di fede genuina, l’Icona della Madonna della Raccomandata, su cui ancora si potrebbe scrivere, emoziona l’osservatore attento e sensibile, scevro da pregiudizi.
agosto 2011