Labirinti mentali scatenano La tempesta interiore di Umberto Orsini

Rolando Ravello, Umberto Orsini e Federica Sandrini

Successo annunciato per il grande Umberto Orsini, in tournée nazionale con la commedia La tempesta, nuova produzione che la scorsa stagione ha visto l'attore affrontare per la prima volta il ruolo del re-mago Prospero, gran burattinaio del capolavoro scespiriano, qui affidato al regista Andrea De Rosa che ne ha curato anche l'adattamento.

Applaudito nelle maggiori piazze italiane, lo spettacolo approda dal 5 al 16 gennaio nel capoluogo etneo, sul palcoscenico del Verga, ospite del ricco cartellone del Teatro Stabile di Catania, impaginato da Giuseppe Disquale intorno ad un tema - "il tempo della musica" - che trova in tutta l'opera del Bardo forte riscontro e suggestive assonanze.

Basti ricordare il celebre giudizio espresso nel Mercante di Venezia: "L'uomo che non ha alcuna musica dentro di sé, che non si sente commuovere dall'armonia di dolci suoni è nato per il tradimento, gli inganni, le rapine”. La tempesta, in particolare, affida alla musica potere addirittura magico, come nell’incanto operato da Ariel, lo spirito liberato da Prospero.

L’allestimento - che rinnova il collaudato sodalizio tra Orsini e De Rosa - è coprodotto da Teatro Stabile di Napoli, Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Eliseo. L'essenziale scena bianca e vuota, attraversata verticalmente da un drappo rosso, è stata disegnata da Alessandro Ciammarughi, lo stesso De Rosa e Pasquale Mari; di Ciammarughi anche i costumi. Nel cast, accanto ad Orsini, si segnalano le incisive prove di Flavio Bonacci, Nino Bruno, Rino Cassano, Francesco Feletti, Carmine Paternoster, Rolando Ravello, Enzo Salomone, Federica Sandrini, Francesco Silvestri, Salvatore Striano. L’atmosfera eterea e surreale è sottolineata dal suono di Hubert Westkemper e le musiche di Giorgio Mellone.

È piuttosto una tempesta mentale quella che segna il travaglio interiore del protagonista, il mago Prospero. Tutto sembra a tratti irreale, un sogno o una vaga illusione, che rivive nelle parole di Shakespeare Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. E Andrea De Rosa commenta: “La tempesta somiglia a un labirinto”. Un percorso contorto e inestricabile, un difficile gioco di specchi in cui ogni cosa torna indietro come un boomerang.

Il volto scavato e la barba bianca introducono la figura di un intellettuale e di un artista, Umberto Orsini, che mette in gioco se stesso in un rigido e malinconico viaggio psicologico, spunto per una riflessione profonda sul mestiere d’attore. Orsini confessa: “Mi rendo conto che la vita, senza recitare, per me sarebbe impossibile. Meglio simulare le tante morti”.

La regia di De Rosa incentra la messinscena sulla figura di Prospero, uomo magico e reale allo stesso tempo, dilaniato da interrogativi dicotomici: la morte e la rinascita, le colpe dei padri espiate dai figli, la schiavitù e la ricerca della libertà e soprattutto la vendetta e il perdono. Sarà quest’ultima opposizione a consumarlo irrimediabilmente e a condurlo nell’abisso del monologo finale, dolce e malinconico, in cui rinuncia ai suoi poteri e al Potere. Scelta difficilissima quantunque obbligata, esaltata passo passo in un allestimento suggestivo e percorso da sonorità evocative.

La tempesta, inserita non a caso nella programmazione dello Stabile etneo, rispecchia così il filo rosso della stagione 2010-2011, costruita - s’è detto - intorno al “tempo della musica”. Lo spettacolo è infatti attraversato da suoni magici e voci della natura, soffi d'aria e rumori indefiniti, che accompagnano un tempo senza speranze e senza illusioni, il tempo delle paure umane, della vecchiaia, della malattia, della solitudine, della morte.

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