Le signorine di Wilko secondo l'estetica iperrealista del lettone Alvis Hermanis

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Regista e autore di spettacoli di grande successo, direttore artistico del Nuovo Teatro di Riga e recente vincitore del IX Premio Europa Nuove Realtà Teatrali. È il lettone Alvis Hermanis, che firma l'adattamento e la messinscena de Le signorine di Wilko di Jaroslaw Iwaszkiewicz. L’allestimento sarà ospitato dal Teatro Stabile di Catania alla sala Ambasciatori dall'11 al 23 maggio 2010. Un appuntamento da non perdere, coprodotto in sinergia da Emilia Romagna Teatro Fondazione, Unione Europea nell’ambito del Progetto Prospero, Teatro Stabile di Napoli e Nuova-Scena-Arena del Sole Teatro Stabile di Bologna.

La coreografia è affidata ad Alla Sigalova, la cura delle scene ad Andris Freibergs, i costumi a Gianluca Sbicca, le luci sono di Paolo Pollo Rodighiero. Sul palco di uno spettacolo corale, il ruolo di Wiktor è interpretato da Sergio Romano, accompagnato dalle sei “signorine di Wilko”: Laura Marinoni, Patrizia Punzo, Elena Arvigo, Irene Petris e ancora Fabrizia Sacchi e Alice Torriani.

Il lavoro teatrale è una riflessione sul trascorrere inesorabile del tempo e sulla memoria; ispirandosi al romanzo di Iwaszkiewicz, ambientato negli anni Trenta del secolo scorso (da Hermanis spostato al secondo dopoguerra), la vicenda narra il ritorno, dopo un grave lutto, di Wiktor, al villaggio della sua infanzia, Wilko. Qui incontra cinque sorelle da lui conosciute in gioventù e alle quali in vario modo è stato legato: con una di loro, ormai scomparsa, aveva avuto una relazione, ed era stato istitutore della maggiore. L’inaspettato ritrovarsi nel lento scorrere di una pigra estate causerà scompiglio e sconvolgerà il delicato equilibrio emotivo dei personaggi.

In questa messinscena teatrale, Hermanis rivela ancora una volta la sua estetica iperrealista, le cui radici affondano nella tradizione teatrale del nuovo. «Non ci interessa tanto il testo, quanto tutto ciò che gli può stare attorno - afferma il regista lettone - sarei in gravissima difficoltà se dovessi mettere in scena un classico, perché ho bisogno di sapere cosa faceva la gente all’epoca in cui fu scritto, che oggetti usava, cosa pensava. È necessario tutto un lavoro archeologico attorno ad un testo per metterlo in scena con rispetto».

Pur rifacendosi alla tradizione del teatro lettone, che ha subito la doppia influenza del russo Stanislavskij e del tedesco Brecht, il lavoro registico di Hermanis si connota per un ascolto attento degli attori con cui si trova a lavorare; avvezzo a confrontarsi con artisti che recitano nelle loro lingue madri, per la prima volta con questo allestimento Hermanis affronta anche la lingua italiana.

Lo spettacolo ha debuttato a gennaio allo Storchi di Modena e in tournèe ha toccato e toccherà l'Italia e l'Europa approdando, dopo Catania, in Portogallo, Francia, Belgio, Germania e Finlandia.

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