Lettera aperta Sicilia Fiera alla vigilia dell'evento Didacta

Sicilia FieraDal 20 al 22 di ottobre prossimo, nel nuovissimo centro fieristico SiciliaFiera di Misterbianco, allestito in una parte dell'ex stabilimento dei F.lli Costanzo, verrà ospitata la fiera Didacta, punto di riferimento nazionale per tutti gli operatori del settore, dall'editoria agli insegnanti, dall'industria elettronica all'informatica per la scuola. Ovviamente attirerà decine di migliaia di visitatori da tutta la Sicilia, comprese probabilmente alcune scolaresche. È un evento importante, roba grossa, preannunciato da mesi pure dall’ex presidente Musumeci.

Tuttavia, ad avviso della nostra associazione Zero Waste Sicilia, sembra ci sia un tema che nessuno stia considerando nella giusta ponderazione, un tema che ci sta a cuore almeno quanto le polemiche e i rilievi che hanno investito la dubbia approvazione della convenzione (ai sensi dell’articolo 23 quater del D.P.R. 380/2001, introdotto dall'art. 10, comma 1, lettera m-bis, della legge n. 120 del 2020 e nominato “Usi temporanei”) - per tempi, modalità, convocazione della votazione - e che, a nostro avviso, è molto più rilevante e considerevole dell'evento stesso (EXPOPET era una manifestazione regionale – DIDACTA è nazionale) e non è il fatto – irriguardoso verso il consiglio comunale e la città- che il centro fieristico avesse già calendarizzato vari eventi ben prima di ricevere le autorizzazioni per iniziare l'attività.

Il problema che Zero Waste Sicilia vuole sottolineare riporta ad un aspetto che è stato solo accennato velocemente durante il consiglio comunale straordinario che a 2 giorni dall'apertura del centro fieristico discuteva della possibilità (perché non era scontato) che il Comune desse la concessione ad aprire il centro, con annessi sgravi degli oneri di urbanizzazione e autorizzazioni amministrative.

I consiglieri d'opposizione si sono concentrati su aspetti più tecnici che potevano essere capiti a pieno solo dai pochi ingegneri ed architetti che compongono il consiglio, oltre che dal dirigente comunale, l'architetto Lo Presti.

A quest'ultimo è stato chiesto velocemente soltanto se era stata fatta una bonifica del sito e il dirigente Lo Presti ha risposto che a riguardo non è stato consegnato alcun documento dalla Esperia Group Srl, proprietaria del polo.

Forse non tutti lo ricordano, ma tutta l'amministrazione del Comune, il sindaco e soprattutto l'ufficio tecnico dovrebbero ricordare, che all'interno degli stabilimenti Costanzo, tra l'altro, si producevano prefabbricati in cemento misto ad asbesto, ovviamente in polvere, e si utilizzavano vernici al piombo e al cromo, oli combustibili e isolanti tutti altamente inquinanti.

Per chi non lo sapesse l'asbesto è il componente principale dell'eternit le cui particelle lunghe e sottili se inalate si conficcano prima nei bronchi e poi nei polmoni interi, causando gravi problemi respiratori e l'asbestosi che degenera in cancro ai polmoni.

E anche se, inspiegabilmente, non ricordano come e cosa veniva prodotto all'interno di quegli stabilimenti, avevano/hanno tutti l'obbligo professionale e morale di leggere attentamente tutta la documentazione relativa al sito, prima di approvare la concessione. Perché a volerle cercare, le informazioni si trovano. E bastava leggere la perizia del tecnico Luciano Marino chiamato dai giudici del tribunale fallimentare, che nel 2016 ha fissato a 14 milioni di euro la base d'asta vinta da Esperia Group, invece che a 18 milioni di euro perché nella perizia ha stimato in 4 milioni di euro i costi di bonifica del sito. Informazioni facilmente reperibili come nell’articolo di MeridioNews, a firma di Francesco Vasta del maggio 2019 (questo è il link all'articolo: https://meridionews.it/allasta-lex-stabilimento-dei-costanzo-a-misterbianco-bomba-ambientale-nella-zona-commerciale-in-crisi/ ).

Quindi la situazione è davvero preoccupante perché il Comune di Misterbianco ha autorizzato un'attività che prevede la frequentazione di luoghi inquinati da rifiuti speciali altamente inquinanti, a decine di migliaia tra visitatori ed operatori senza nemmeno chiedere ai proprietari, che per ovvi motivi omettono di nominare, la bonifica dei luoghi.

Bonifica che i proprietari sono obbligati a fare secondo i regolamenti legislativi e qualora non facessero, le amministrazioni comunale o regionale se ne devono occupare non appena vengono a conoscenza dell'esistenza del sito inquinato, con priorità assoluta su ogni altra necessità. L'ente che si è occupato della bonifica si rifarà in seguito sul proprietario privato. Tutto questo è regolamentato dal D.Lgs. 152/2006, in particolare all’art. 250.

Non riusciamo a quantificare quante tonnellate di inquinanti ci vogliano per richiedere un costo di bonifica di 4 milioni di euro. Di sicuro sono una montagna di veleni da inertizzare, invece che, magari, accatastarli nel capannone accanto a quello allestito per la fiera o nasconderli sotto pochi centimetri di terra nelle aree a verde agghindate per accogliere i visitatori.

Forse qualcuno, abituato ormai a vivere accanto ad una discarica già giudicata illegale e in mezzo a due importanti arterie viarie che costantemente ammorbano l'aria che respiriamo con gas di scarico, crede che basti fare finta di niente e che, in nome della rinascita della zona commerciale, tutto sia ammissibile.

Per questi motivi chiediamo al Comune di Misterbianco di fare subito tutto il necessario per fare chiarezza su questo aspetto più che sottovalutato fino ad ora, di chiedere all'ARPA delle misurazioni sulla salubrità dell'aria e del terreno, di effettuare con i carabinieri dei NAS una perquisizione di tutti i capannoni compresi nell'area e di sospendere tutte le attività in programma nel centro fieristico fino a che non sia chiara e documentata la bonifica dell'intero sito. Le responsabilità sono pesanti e continuare a gestire la questione con leggerezza è davvero pericoloso per i cittadini misterbianchesi, per gli espositori, per chiunque posi il piede in un sito così inquinato.

Anna Bonforte
Vice Presidente Zero Waste Sicilia

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