Quando la semplicità diventa politica del fare - Considerazioni di fine campagna elettorale

elezioni comunali 2012Non è semplice azzardare una previsione di quello che sarà l'esito del voto di questa campagna elettorale già conclusa.  Di certo non si può ignorare la percezione di una certa passività della cittadinanza all'appuntamento elettorale, determinata sicuramente dall'onda dell'antipolitica che invade la nostra società. È mancato il confronto politico vero.

In verità, delle forze politiche in campo qualcuna ha reso iniziative interessanti di comunicazione con la gente nei rioni del territorio urbano, e si presume che questi contatti con la società misterbianchese abbiano fatto presa nel modo nuovo di fare politica.

Poteva essere l'occasione perchè anche le altre organizzazioni politiche avvertissero l'obbligo morale di interpretare le esigenze della cittadinanza e di dare risposte chiare, anzichè ricorrere ai vecchi clichès di accaparramento del voto di favore o peggio con l'intrigo occulto del patteggiamento di politicanti locali che hanno preteso soltanto di giudicarsi da sè per mascherare ciascuno le responsabilità dinanzi alla propria latitanza ed ai problemi non risolti.  Nella "piazza" li abbiamo visti inscenare solo diatribe oltraggiose da comizianti che non spiegano nulla, ignorando i temi reali e propinando la stategia della disattenzione con un indegno spettacolo di accuse e di aspre polemiche sino all'ingiuria ed al disprezzo fisico.
Si è barato, dunque,... si è barato negli anni precedenti e si bara anche adesso, perchè i protagonisti vogliono essere ancora quelli di sempre o quanto meno sono le "intemperanti passioni" che ritornano in scena con gli ingredienti del più becero populismo.
È la conferma che in questi anni l'etica sociale si è trasformata ancora in peggio.
Certamente non è un fatto sporadico, ma è il riflesso nazionale di un tracollo che ci ha propinato l'oppio all'intelligenza, rendendoci incapaci di concepire i disagi sociali e che ha finito per indebolire la ragione stessa della politica e della reale partecipazione democratica.
Questo è il male segreto, perchè quando mancano gli ideali inaridisce anche la politica, muoiono i Partiti e prevalgono gli interessi personali o l'idolatria dell'uomo che li rappresenta.
 
Avrei voluto impormi, perciò, di non fare appelli anche se poi alla fine, assecondando la mia coscienza di uomo di sinistra, ritengo necessario dar voce al masochismo che devono subire i cittadini di Misterbianco.
Mi domando, infatti, se sia cambiata la politica o se sia cambiata la gente... oppure se un qualche funesto destino abbia cambiato insieme politica ed individui.
In verità, io la mia risposta l'ho trovata, ma mi è difficile adeguarmi.
Tuttavia non posso tacere quelle che sono le mie riflessioni sul finale di questo mancato clamore elettorale e sulle forze che si sono confrontate in "piazza".
Perciò, brevemente giudicherò i fatti non per quello che pretendono di farci vedere, ma per quello che veramente essi sono.
Lo affermo perchè la presenza di tante liste civiche e di tantissimi candidati al Consiglio Comunale avrebbe potuto in primo tempo significare una crescita della partecipazione se subito dopo non mi fossi accorto che i metodi d'ingaggio trovano ancora una assurda adattabilità dei reclutati a collocarsi in una posizione di passività politica, subalterni a chi decide per loro e senza di loro.
 
Dei candidati a sindaco dirò che giudico assai artificiosa la candidatura di Nino Condorelli, persona sicuramente stimata. Ma la sua piattaforma di centrodestra è sostenuta, purtroppo, da una coalizione di gregari obbedienti a notabili esterni, i quali, cambiandone la facciata, con accordi da "salotto privato" impongono un falso rinnovamento per continuare a "sgovernare" il Comune.
 
Di un altro candidato sindaco, presunto ex PDiessino, dirò che, dopo aver strombazzato la sua passione di Sindaco, ha rifiutato di sottoporsi al giudizio democratico delle "primarie" e, scavalcando ogni regola del proprio partito di appartenenza, si è autoproclamato candidato di una pasticciata coalizione, costituita da variegate liste senza identità e con incoerenza sotto gli stessi simboli.
Col suo scempio dialettico Nino di Guardo cavalca le coscienze addomesticate, minimizza le capacità politiche di validissimi giovani emergenti, ingiuria gli interlocutori, rievoca i fantasmi del passato ed il vissuto (blindato?) di "caroselli" delle scorte, si esalta di fantastiche scritture romanzate, con le quali può spettacolarizzare vanaglorie ingannevoli, improntate soltanto a celebrare il proprio egocentrismo, di cui vorremmo capirci di più, perchè non è lecito fare il professionista del "politicantismo" disponibile a tutti gli intrighi e a tutti gli adattamenti per il potere.
QUESTA NON È POLITICA, È SOLO BARBARIE CULTURALE E ROZZA DEMAGOGIA PER ACQUISIRE UN POTERE AL CUI BANCHETTO DI NOZZE, QUALUNQUE SIA IL RISULTATO ELETTORALE, NESSUN INVITO O APPARENTAMENTO POTREBBE TROVARE DISPONIBILE LA CULTURA DI SINISTRA.
 
Del candidato Massimo La Piana, invece, dirò che rappresenta l'unica vera novità del cambiamento, una risorsa giovane attorno alla quale si vuole costruire "la rinascita della Sinistra" a Misterbianco con la solidarietà delle forze progressiste e di giovani che portano nella politica tutte le loro passioni ed i loro aneliti per non essere obbligati a restare ancora ai margini o alla mercè dell'ultimo "stregone" imbonitore.
E' la rinascita di una generazione nuova che accoglie nelle due liste che lo sostengono la meglio gioventù e cittadini simpatizzanti, impegnati insieme a divulgare in tutti i quartieri iniziative interessanti con un "unitarismo di squadra" e di entusiasmo, che mi auguro sia l'aspirazione inequivocabile di idee per scrivere le regole di:
Partecipazione, Sicurezza, Socialità, Trasparenza.
Ed è questa aspirazione che mi fa sentire "partigiano" delle ragioni e delle speranze che si propone il programma del candidato sindaco Massimo La Piana.
Di solito, si sa, i programmi elettorali più o meno si assomigliano, ma l'argomento che mi ha incuriosito di più è stato l'interesse di Massimo al progetto di "città a misura di bambino", un progetto che nella sua semplicità rappresenta forse l'unico ed ultimo baluardo della speranza di un Paese senza più società per i disastri sociali, morali e culturali che stiamo subendo.
E a tal proposito, come semplice cittadino interessato a questo progetto, sento di coinvolgermi con una mia proposta che tende a ripristinare nel territorio urbano una necessità motivata dalla constatazione che per le famiglie dei lavoratori del nostro centro commerciale è sparita e non esiste più " La Poesia del Sabato".
Risulta, infatti, che "La Poesia del Sabato" non esiste perchè nelle suddette famiglie non si attende più nessuna Domenica.
Non esistono più le domeniche e i giorni festivi, necessari per il ritempramento psico-fisico delle famiglie, in quanto i marpioni del commercio hanno convertito ogni festività nel brutale calcolo degli elementi della più piatta realtà, obbligando i dipendenti al lavoro domenicale e festivo con uno stress psicofisico che stravolge le sane abitudini di vita familiare.  Uno stress inopportuno che ai nostri bambini ruba i genitori delle domeniche e delle feste, un sacrificio al consumismo che non conosce confini, nè limiti, nè sentimenti che non siano quelli del calcolo economico e del profitto santificato del grosso mercato.
Perchè viene da questa logica antiumana quella disgregazione che oggi investe il costume, la morale, la famiglia, gli orientamenti ideali e culturali... e persino la crescita sana dei bambini che rappresentano il futuro della società.
 
A che serve, dunque, l'Autonomia dell'Ente Locale, allorquando l'Amministrazione, anzichè utilizzare i propri strumenti per rimuovere questo disagio sociale, preferisce arzigogolare su cavilli fantasiosi di subordinazione al mercato??.
Eppure non si tratta di una contrattazione salariale, di cui l'Ente Comunale non avrebbe le competenze.
Nè si configurano pretese che comportino tensioni sindacali.
Si tratta, invece, di una legittima aspirazione che non può considerarsi nemmeno una conquista, ma solo e semplicemente l'applicazione di uno stato di diritto di cui il Comune può essere l'interlocutore principale per farci scoprire "La Poesia del Sabato" come prima pietra edificante della "nuova città" a misura di bambino.
Spero che Massimo, sulla sua agenda del fare, voglia prendere nota di questa semplice "variante" di progetto, perchè credo nelle sue oneste intenzioni a trasformare l'organismo comunale in uno strumento di iniziative che non devono limitarsi alla semplice erogazione di servizi, ma ad utilizzare il potere locale in una visione dialettica più vasta, con il compito primario di sollecitare l'Associazionismo culturale, il posto in cui bambini, giovani e cittadini tutti possano educarsi all'esercizio pieno della democrazia e denunciare i limiti in cui è costretta ad operare una Amministrazione del popolo nell'ambito di una politica governativa che sta mettendo lo Stato contro il cittadino-lavoratore.
È questa l'unica vera "rivoluzione" ideale della politica e del rinnovamento generazionale che si propone la squadra di Massimo La Piana.
All'alba dell'8 Maggio, se il sole splenderà sulle coscienze degli elettori ed illuminerà le loro menti, ci saranno NON PIU' CITTADINI AMMINISTRATI, MA CITTADINI CHE AMMINISTRANO.
Enzo Arena
www.webalice.it/arenavincenzo

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