Le tesi illustrate dagli storici nel corso dei secoli, hanno trovato una risposta negli scavi che da alcune settimane si stanno effettuando in contrada “campanaruzzu”, dove sorgeva l’antico comune di Misterbianco, prima di essere sepolto dall’eruzione lavica del 1669.
Le tesi illustrate dagli storici nel corso dei secoli,
hanno trovato una risposta negli scavi che da alcune settimane si stanno
effettuando in contrada “campanaruzzu”, dove sorgeva l’antico comune di Misterbianco,
prima di essere sepolto dall’eruzione lavica del 1669.
Il sito posto all’attenzione della Soprintendenza ai beni culturali di Catania,
che dirige la campagna di scavi finanziata dall’assessorato regionale ai
Beni culturali, è quello più caro alla memoria ed alla storia
dell’antico casale di “Monasterium Album”, dove una volta sorgeva la chiesa
madre del comune.
Di quel tempio era rimasta in piedi solo la parte sommitale del campanile
e due camerette adiacenti, mentre il resto era stato coperto dal fiume di
lava che era penetrato all’interno della navata della chiesa. Adesso si ha
la certezza che la lava non riuscì a penetrare all’interno dei resti
del campanile che fino a qualche giorno addietro era colmo di materiale di
risulta, perché è venuta alla luce una splendida scala, in
conci di pietra lavica, perfettamente conservata e che con il proseguire
degli scavi verrà alla luce nella sua interezza, permettendo agli
studiosi di potere realmente riportare su pianta tutto il monumento e probabilmente
arrivare alla porta d’ingresso interna, se era esistente.
Negli anni trascorsi quasi tutti gli studiosi di storia locale hanno sostenuto
che all’interno del campanile, l’ambiente non era stato contaminato dalla
lava e che i detriti, con molta probabilità, provenivano dal terremoto
del 1693 che aveva certamente arrecato danni alle vestigia rimaste in piedi.
Nel contempo l’operazione di scavo ha consentito di recuperare numerosi conci
di pietra lavica che ornavano la parte esterna del campanile e che per adesso
si trovano nell’aria adiacente in attesa di una collocazione futura.
Da un primo esame del ritrovamento è stato possibile accertare che
la scala interna era fornita di una ringhiera per evitare pericoli a chi
si recava nella parte sommitale per suonare quotidianamente le campane che
anticamente scandivano i periodi di una giornata. La prova viene dagli scalini
di partenza di ogni rampa di scala dove sono evidenti dei fori per inserirvi
uno steccato di protezione. Fino ad ieri l’operazione di recupero ha riportato
alla luce due rampe di scala interna, ognuna formata da oltre nove gradini,
ma i responsabili della Soprintendenza di Catania sono convinti che nei prossimi
giorni si potrà arrivare alla base, anche se adesso i lavori di rimozione
del materiale di risulta è diventato più difficoltoso a causa
della profondità della struttura e tutte le operazioni debbono essere
svolte manualmente senza l’aiuto dei mezzi meccanici. Nel contempo su indicazione
dell’architetto Giuseppe Sciacca, che dirige le operazioni di recupero, la
parte del campanile che da secoli svetta dalle nerissime sciare è
stato puntellato per evitare crolli, ma in futuro le pareti dovranno essere
incatenate per assicurare una maggiore stabilità.
Terminata l’operazione di recupero all’interno del campanile, la campagna
di scavo proseguirà per riportare alla luce ciò che ancora
oggi è coperto dalla sciara, poiché si ha la certezza di potere
arrivare in alcuni ambienti, che purtroppo negli anni sessanta sono stati
irrimediabilmente saccheggiati, mentre restano diversi particolari dell’interno,
riportati alla luce a seguito di una campagna di scavi eseguita da volontari.
hanno trovato una risposta negli scavi che da alcune settimane si stanno
effettuando in contrada “campanaruzzu”, dove sorgeva l’antico comune di Misterbianco,
prima di essere sepolto dall’eruzione lavica del 1669.
Il sito posto all’attenzione della Soprintendenza ai beni culturali di Catania,
che dirige la campagna di scavi finanziata dall’assessorato regionale ai
Beni culturali, è quello più caro alla memoria ed alla storia
dell’antico casale di “Monasterium Album”, dove una volta sorgeva la chiesa
madre del comune.
Di quel tempio era rimasta in piedi solo la parte sommitale del campanile
e due camerette adiacenti, mentre il resto era stato coperto dal fiume di
lava che era penetrato all’interno della navata della chiesa. Adesso si ha
la certezza che la lava non riuscì a penetrare all’interno dei resti
del campanile che fino a qualche giorno addietro era colmo di materiale di
risulta, perché è venuta alla luce una splendida scala, in
conci di pietra lavica, perfettamente conservata e che con il proseguire
degli scavi verrà alla luce nella sua interezza, permettendo agli
studiosi di potere realmente riportare su pianta tutto il monumento e probabilmente
arrivare alla porta d’ingresso interna, se era esistente.
Negli anni trascorsi quasi tutti gli studiosi di storia locale hanno sostenuto
che all’interno del campanile, l’ambiente non era stato contaminato dalla
lava e che i detriti, con molta probabilità, provenivano dal terremoto
del 1693 che aveva certamente arrecato danni alle vestigia rimaste in piedi.
Nel contempo l’operazione di scavo ha consentito di recuperare numerosi conci
di pietra lavica che ornavano la parte esterna del campanile e che per adesso
si trovano nell’aria adiacente in attesa di una collocazione futura.
Da un primo esame del ritrovamento è stato possibile accertare che
la scala interna era fornita di una ringhiera per evitare pericoli a chi
si recava nella parte sommitale per suonare quotidianamente le campane che
anticamente scandivano i periodi di una giornata. La prova viene dagli scalini
di partenza di ogni rampa di scala dove sono evidenti dei fori per inserirvi
uno steccato di protezione. Fino ad ieri l’operazione di recupero ha riportato
alla luce due rampe di scala interna, ognuna formata da oltre nove gradini,
ma i responsabili della Soprintendenza di Catania sono convinti che nei prossimi
giorni si potrà arrivare alla base, anche se adesso i lavori di rimozione
del materiale di risulta è diventato più difficoltoso a causa
della profondità della struttura e tutte le operazioni debbono essere
svolte manualmente senza l’aiuto dei mezzi meccanici. Nel contempo su indicazione
dell’architetto Giuseppe Sciacca, che dirige le operazioni di recupero, la
parte del campanile che da secoli svetta dalle nerissime sciare è
stato puntellato per evitare crolli, ma in futuro le pareti dovranno essere
incatenate per assicurare una maggiore stabilità.
Terminata l’operazione di recupero all’interno del campanile, la campagna
di scavo proseguirà per riportare alla luce ciò che ancora
oggi è coperto dalla sciara, poiché si ha la certezza di potere
arrivare in alcuni ambienti, che purtroppo negli anni sessanta sono stati
irrimediabilmente saccheggiati, mentre restano diversi particolari dell’interno,
riportati alla luce a seguito di una campagna di scavi eseguita da volontari.
Carmelo Santonocito
Commenti
Re: Scavi
I lavori di sbacamento della colata lavica in cui sono immersi i ruderi non sono condivisi.
I ruderi annegati nella lava emanavano odori e sentimenti poetici. Solo l'abbraccio della lava a permesso che questa tesimonianza arrivasse ai giorni nostri.
Oggi assistiamo impotenti ad un intervento che la comunità misterbianchese sconosce ( al Comune non esiste nessun progetto, ne la consegna dei lavori )
Non sono condivisi, inoltre, i rifacimenti dei muri di sommità dei ruderi.
E poi, si poteva arrivare agli ambienti sottostanti, forse già "visitati" da cultori nostrani, attraverso la scalinata della quale si conosceva l'esistenza. Saluti. P.Conti
Re: Scavi
Non posso condividere quello che l'amico Paolo Conti ha affermato sui lavori ai ruderi di Campanarazzu per varie ragioni. Innanzitutto la ricerca scientifica su quei luoghi va incrementata per conoscere realmente cosa c'era nel ns. antico comune. Da decenni sono state avanzate iniziative sugli scavi che purtroppo sono naufragate per mancanza di finanziamenti. Adesso sono arrivati e non si dica che nessuno sapeva niente in quanto il finanziamento è stato reso noto a tutti e da mesi si aspettava l'inizio dei lavori. I problemi burocratici, che potranno pure esistere, certamente non interessano i cultori di storia patria per i quali sono importanti i risultati nel rispetto del bene da tutelare. Condivido il giudizio sul rifacimento del muro, ma si tratta, come è ovvio, di un tamponamento momentaneo per evitare possibili crolli. Per quanto riguarda gli ambienti sottostanti, non è possibile raggiungerli allo stato attuale e per ciò che concerne la scala, occorre precisare che si presupponeva solamente la sua esistenza che oggi è diventata una realtà, perchè si ha la certazza che la lava non penetrò all'interno ed alla basa del campanile. Tralascio il commento sui "cultori nostrani", che credo potevi farne a meno. La gioia di rivedere dopo secoli ambienti frequentati dai nostri avi, certamente non può essere descritta se ognuno di noi non porta adosso l'amore per questa terra e per la sua storia. Ritengo che ogni cittadino di questo comune debba pretendere che la storia di questo comune vada salvaguardata, ma non mettendo sotto vetro l' "insignificante rudere" circondato dalla lava che poi diventa discarica, ma valorizzando, anche attraverso l'opera di scavo, un bene che studiato scientificamente può farci ritornare vivi alcuni momenti di quel tragico mese di marzo del 1669, ancora sconosciuti. C. Santonocito
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