Non mi sono mai piaciute le persone incravattate, con gli occhiali da sole portati anche dopo il tramonto, quelli che sorridono e abbracciano tutti e tutto, quelli che danno le pacche sulle spalle, quelli che ti dicono “ciao” la prima volta che ti vedono; né quelli che ti guardano, sorridono e non ti rispondono.
Insomma non mi sono mai piaciuti i politici di mestiere né quelli che lo vogliono a tutti i costi diventarci.
Capita spesso che nell’avvicinarti ai loro corpi avverti un odore nauseabondo di vecchiume e di fecciume e generalmente emanano degli aliti putriti di cibi avariati ed ingurgitati tra le frivolezze delle insaziabili ingordigie.
Non chiedetemi come dovrebbe essere il vero politico perché non saprei rispondervi, specie in questo periodo elettorale che avverto un particolare senso di nebulosità e disorientamento.
Si proprio così, durante i tempi del votare, tutti i candidati politicanti appaiono belli e puliti, ed alcuni anche “sperti”, con una fluida parlantina e dei vocalizzi ammalianti e quasi suadenti.
Andiamo al dunque, che voglio dirvi con queste poche righe.
Solo una cosa voglio condividere con voi, le altre cose me li tengo per me, visto la nuvolosità del momento che merita degli approfondimenti che vanno sicuramente oltre le poche righe.
Si avverte in prossimità delle consultazioni elettorali un senso diffuso di goliardica festosità, come dire una forma di amicalità di circostanza, o peggio di opportunismi tra intese tacite del tipo: “tu mi dai ed io ti prometto che ti darò, tu votami che poi io ti sistemo”, o peggio,” affidami la tua vita in prestito che io appena possibile, quando possibile, se possibile, ti darò”, come dice il buon” Cettu la Qualunque”, il paradiso in terra, in cielo e in ogni luogo, che tradotto nella lingua parlata recita: “tantu pilu pi tutti”.
Andiamo al dunque, e se la gente, il così detto “Popolo Sovrano”, non accettasse più il gioco “delle tre carte” e porrebbe delle condizioni chiare prima di votare il politico proponente, potrebbe anche essere letto come: “io non ci sto più al tuo gioco, perchè “Il Pilu” che tu mi prometti è solo un vecchio pelo che cambia stagione e volto ma che non cambia il vizio di fondo”, che semplificando significa “il lupo perde u pilu ma non il vizio”. Ed allora, per capirci, la politica nel nostro modo di intenderla è fatta si di “Pilu” ma, deve basarsi, soprattutto, su patti chiari, visibili, trasparenti, su accordi di programmi e progetti collettivi ben definiti tra elettori ed eletti.
Dove io elettore cittadino, potrei anche darti il mio voto, la mia delega, la mia fiducia a gestire la mia vita, i fatti miei, i miei soldi, il mio lavoro, il mio futuro, i miei sacrifici, la mia intelligenza, ma tu dovrai organizzarmi, insieme a quelli come me, gli altri cittadini, un sistema di amministrazione della cosa pubblica rendicontabile, che mi assicuri benessere collettivo ed una dignitosa qualità di vita.
Che tu, aspirante lavoratore nella fabbrica della politica, lavori con impegno, dedizione e costanza, insieme alla partecipazione e al controllo di noi Cittadini, per un’amministrazione della cosa pubblica, su progetti politici che mirino ad obbiettivi chiari e condivisibili, per una giustizia sociale ed egualitaria collettiva e diffusa.
Ecco la necessità, le nuove necessità della nuova politica: “patti chiari ed amicizia lunga”.
È finito il tempo di “cugghiuniari”, noi cittadini lo sappiamo bene quello che tu aspirante politico vuoi ottenere nell’intraprendere una carriera politica, nel voler scegliere di fare il politico, cioè potere, ricchezze e prestigio. E questo non va bene!!!
Giovane o vecchio “neopolitico”, sappi che non siamo più disposti a farci prendere in giro, a chiamarti “Sua Eccellenza”; tu per noi sei e sarai solo un lavoratore con contratto a tempo definito, che devi svolgere con estrema scrupolosità e diligenza il compito che noi cittadini ti affidiamo e null’altro.
Sia chiaro, nostro caro Amministratore della cosa pubblica, nessuno ti obbliga a farlo ma queste sono le condizioni se vuoi farlo, altrimenti, nostro “pre-diletto” cittadino, vai come facciamo noi a guadagnarti il pane con il sudore della tua fronte, e con il logorio delle tue meningi.